Inizia domani la mostra dello scultore Gianluca Melis “Camere d’aria. Sculture, installazioni e oggetti
SASSARI - Il laboratorio “Gioia e Rivoluzione”, in Via Arborea 24 a Sassari, presenta la mostra “Camere d'aria” di Gianluca Melis: grandi sculture, installazioni e oggetti realizzati con intrecci di filo metallico e tessuti post-moderni ottenuti da pezzi di camere d'aria cuciti insieme. Opere che stanno fra la scenografia, l'installazione e l'haute couture, fra il gotico e la ricerca della forma pura. Per l'inaugurazione della mostra, domani, venerdì 21 Settembre, alle ore 19, che coinciderà con la “notte bianca” di Sassari, una delle opere presentate (“Il Vescovo”) sarà esposta nel cantiere di Piazza d'Italia, per essere poi trasferita nella sede dell'Associazione il giorno successivo a completare l'installazione. La mostra sarà aperta al pubblico sabato e domenica, dalle ore 19 alle ore 22. Gianluca Melis è un artista di grade personalità, dall'indiscutibile talento artigianale, che sa mescolare la sua intensa ricerca con abbondanti dosi di ironia. Proviene dall'Accademia di Belle Arti di Sassari, e in particolare dal corso di scenografia. Proprio l'influenza del lavoro di scenografo e costumista teatrale, insieme alla cura maniacale del dettaglio e alla sua precisione artigianale delle realizzazioni, non devono far perdere di vista gli aspetti concettuali del suo lavoro, né i molti misteri che le sue figure e gli oggetti (cappelli, borse) nascondono. Proprio il materiale in cui sono realizzate parte delle opere, e comunque presente in tutte quelle esposte, la “camera d'aria” fornisce una prima chiave di lettura. Si tratta di un materiale povero, e che ha la sua piena funzione come contenitore di... niente. In effetti, si tratta di una metafora molto semplice, ma efficacissima: quelli che una volta erano “palloni gonfiati”, ora sono sgonfi. Cioè proprio la dissacrazione di tutti i simboli, positivi e negativi, trova la sua esemplificazione nello stesso “modus operandi” di Gianluca Melis. Questo è particolarmente evidente in opere come “Il Vescovo” o “Lo scudo”, dove i simboli della potenza clericale e guerresca sono ridotti alle macerie del niente che già erano. Ma a un livello ancora più alto anche la pelle stessa è ridotta a una “camera d'aria”, lo strato-limite fra l'individuo e il mondo, la corazza, nasconde il vuoto. E ancora oltre, il feticismo della moda, il feticismo anche e sempre sessuale, qui condito dei suoi attributi più “dark”, viene ironicamente invertito per farci precipitare nel vortice di significazioni in cui l'artista si muove e da cui non è disposto a uscire. Per ciò le sue figure che emergono al mondo rimangono comunque, a suo dispetto (ma lui lo sa), enigmatiche, ieratiche, e avvolte nel mistero.
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