A.B.
23 aprile 2016
Virdis a I mercoledì del Conservatorio
Mercoledì 27 aprile, nella Sala Sassu di Sassari, il 24enne pianista sassarese proporrà la sua interpretazione di alcune sonate di Bach e Beethoven

SASSARI - Il grande pianista e compositore Ferruccio Busoni, vera e propria star del pianoforte nell’Europa a cavallo tra l'Ottocento ed il Novecento, scriveva nelle sue Regole per gli esercizi del pianista, «Bach è la base del pianoforte, Liszt la cima. Questi due insieme ti renderanno possibile Beethoven». Il programma con cui il 24enne pianista sassarese Alessandro Virdis ha scelto di cimentarsi nel concerto proposto dalla stagione I Mercoledì del Conservatorio, mercoledì 27 aprile, alle ore 19, nella Sala Sassu, sembra voler dimostrare di avere in qualche modo ripercorso questi passaggi.
Infatti, il programma prevede l’esecuzione della celeberrima Tocca e Fuga in Re minore di Bach, nella trascrizione pianistica lasciataci da Ferruccio Busoni, e la Sonata n.29 (op.106) in si bemolle maggiore di Beethoven. Virdis ha intrapreso lo studio del pianoforte all’età di undici anni, sotto la guida di Lia Baldassarri, alla scuola media ad indirizzo musicale n.12, per poi, nel 2007, iscriversi al Canepa dove tutt’ora studia. Già dopo i primi anni di studio, è riuscito ad affermarsi nei primi posti in alcuni significativi concorsi pianistici. Accettato in numerose masterclass con maestri di fama internazionale, ha intrapreso anche una carriera da interprete sia come solista, sia in concerti di musica da camera.
La Toccata e Fuga in Re minore fu composta da un Bach non ancora ventenne. Busoni, poi, assolutamente affascinato dal pensiero bachiano, dedicò parte delle sue energie compositive a quelle che più che trascrizioni di pagine organistiche di Bach, possono essere definite traduzione, realizzando delle operazioni che permettono alle caratteristiche del pianoforte (molto diverse da quelle dell’organo) di riuscire ad esprimere compiutamente lo stesso gesto musicale. Nella traduzione di Busoni, la costruzione dei climax è monumentale, grazie all’uso di linee semplici che evitano accuratamente arpeggi, una tecnica utilizzata al piano, ma non su organo. La Sonata in si bemolle op.106, la più ampia e complessa di tutte le Sonate di Beethoven, nata negli anni 1817-18 fu pubblicata nel settembre del 1819 da Artaria a Vienna. La genesi dell'op.106 s'intreccia dunque con i primi due movimenti della Nona Sinfonia, con parte della Messa solenne e con il progetto di una Cantata in onore dell'Arciduca Rodolfo d'Asburgo cui la Sonata è dedicata.
Nella foto: Alessandro Virdis
|