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A.B. 24 luglio 2015
Coldiretti: «pronti per esportare il porcetto»
Continua il percorso di sdoganamento del porcetto sardo da parte della Coldiretti a fianco delle aziende suinicole. Dopo avergli fatto attraversare i confini sardi il 21 aprile, dopo 1248 giorni di embargo, il maialetto è stato degustato all´Expo il 26 giugno da migliaia di turisti di tutto il mondo


CAGLIARI - Continua il percorso di sdoganamento del porcetto sardo da parte della Coldiretti a fianco delle aziende suinicole. Dopo avergli fatto attraversare i confini sardi il 21 aprile, dopo 1248 giorni di embargo, il maialetto è stato degustato all'Expo il 26 giugno da migliaia di turisti di tutto il mondo. “Quello di oggi è un altro appuntamento storico – commenta il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu - Il maialetto termizzato arriva per la prima volta nella Gdo della “Carrefour” grazie all’accordo siglato con la “Genuina” di Ploaghe, ma sono pronti, come ci confermano gli stessi dirigenti della multinazionale, ad allargare il contratto ad altri allevatori e portare il porcetto negli scaffali di tutti i loro ipermercati. Questa è una grande opportunità non solo per le 10mila aziende suinicole sarde, ma per tutta l’economia sarda. Con il via libera all’esportazione si aprirebbero degli orizzonti economici ed occupazionali incredibili (ma anche sociali e culturali) per tutta l’isola: il porcetto arrosto è l’iconografia della Sardegna, un prodotto unico e inimitabile. Gli allevatori e la Gdo sono pronti, adesso manca solo la politica”.

“Mentre altri preferiscono fare gli spettatori e criticare – sottolinea Cualbu – noi e le aziende lavoriamo. In pochi mesi abbiamo ottenuto risultati importanti e concreti che sono sotto gli occhi di tutti”. “Adesso, grazie a questi risultati, - continua sulla stessa linea il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba - non si parla più di peste suina, ma del perché un’eccellenza come il porcetto arrosto non si possa mangiare anche in continente. Grande merito va agli imprenditori che in questi anni, a differenza di chi continua a fare il fatalista e cerca di bloccare chi ha delle idee, hanno investito in nuova tecnologia, sperimentando il maialetto termizzato, che consente da una parte di rispettare le norme e dall’altra di conservare il sapore genuino e tradizionale. I risultati arrivano grazie al lavoro non alle chiacchiere”. La strada dell’esportazione è percorribile subito. Ci sono le norme e la Sardegna è pronta a raccogliere la sfida, con un prodotto di alta qualità ed imprenditori competenti.

Il porcetto termizzato può tranquillamente essere commercializzato oltre i confini sardi senza il pericolo delle diffusione della peste suina. Si tratta di prodotto sano, controllato in partenza e addirittura sterilizzato, che rispetta il Decreto legislativo del 27 maggio 2005, n.117, attuazione della direttiva 2002/99/Ce (Norme di polizia sanitaria per la produzione, la trasformazione, la distribuzione e l’introduzione di prodotti di origine animale destinati al consumo umano). Oggi ci sono aziende che già tracciano una temperatura di cottura al cuore di 81-82gradi, rispettando e andando anche oltre le normative vigenti che prevedono 80gradi di cottura al cuore. Inoltre, la normativa permette l’esportazione dei salumi senza osso con almeno 140 giorni di stagionatura, che sale a 190 giorni con osso. Secondo Coldiretti Sardegna, l’Expo è la dimostrazione che il suino sardo termizzato può attraversare i confini regionali. Nel rispetto della direttiva recepita con il Decreto legislativo 117, può ottenere il definitivo lascia passare per l’esportazione dal Ministero che ha la facoltà di applicare la norma.
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