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Sassari NewsnotiziealgheroEconomiaEnogastronomia › Da San Giuliano ai porti dell’Asia orientale, l’olio algherese sbarca in Cina
Monica Caggiari 29 novembre 2005
Da San Giuliano ai porti dell’Asia orientale, l’olio algherese sbarca in Cina
In partenza il primo carico per la Cina, mercato di particolare interesse e con il quale la ditta Domenico Manca ha intrapreso relazioni commerciali, le prime in ambito regionale, dall’inizio di quest’anno. Si tratta inoltre di un’apertura verso un mercato vasto e, nell’ambito dei prodotti finiti, di grande interesse per l’economia italiana


ALGHERO - 10 500 litri d’olio extra vergine d’oliva, rigorosamente algherese, sbarcheranno tra circa sei settimane in Cina. Tra i fornitori italiani d’olio d’oliva spicca, infatti, l’oleificio San Giuliano. L’Azienda a ridosso dell’omonimo colle, dopo un lungo e minuzioso lavoro preparatorio, ha spedito proprio oggi, 29 novembre, il primo carico d’olio, del valore commerciale di circa 50 mila euro. Il carico d’olio extravergine di coltura biologica, tra cui il pluripremiato “fruttato” della ditta algherese, andrà a coprire la fascia alta di mercato. L’apertura di trattative e contratti commerciali arrivano in un momento caratterizzato da forti perplessità per la paventata “invasione di merce cinese”, che non considera il fatto che quello cinese è anche un potenziale di consumo notevole. Il mercato mostra, infatti, una presenza di clientela, sia cinese, sia dei residenti ed ospiti occidentali di quel paese, che nel primo caso mira ad un ampliamento degli orizzonti enogastronomici, dall’altro intende mantenere un alto grado di qualità, nell’ambito delle forniture dei prodotti tipici e dei circuiti alberghieri. La ditta algherese, da anni impegnata nel processo d’internazionalizzazione, attraverso una strategia di diversificazione dei mercati per un abbassamento del rischio commerciale, si è basato in questo caso proprio su questi fattori. L’operazione economica dell’oleificio San Giuliano dimostra inoltre l’importanza legata al riequilibrio delle quote di mercato nazionali rispetto ai concorrenti spagnoli ed evidenzia che la Cina, campione di produttività, ha la necessità di importare prodotti finiti. Rispetto al nostro paese si è trattato, infatti, di commercio più che altro di tecnologia; con quest’antesignana operazione potrebbe ora incrementare l’esportazione di merce elaborata e di primo consumo. In campo oleario isolano si tratta della prima azienda che ha intrapreso rapporti economici con la Cina. Una scelta che guarda lontano e che potrebbe rivelarsi fonte di interessanti risvolti in termini di immagine e visibilità, in questo caso economica, della città e in generale della Sardegna.
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