L´Associazione Ristoratori Algheresi spiega la propria posizione in merito alle polemiche sul bando per la creazione di un logo, il presunto coinvolgimento del Dipartimento di Architettura e le critiche raccolte sulla rete per i premi destinati ai vincitori
ALGHERO - La "telenovela" sul concorso per il logo dell’Ara continua. In breve il riepilogo delle puntate precedenti: nei giorni scorsi numerosi ristoratori algheresi hanno promosso il bando [
LEGGI] per la creazione di un logo che rappresentasse la neonata associazione, rilanciandola come un'iniziativa nata in collaborazione con il Dipartimento di Architettura, che invece ha negato qualsiasi coinvolgimento [
LEGGI] della struttura universitaria nel progetto. Ma l'associazione non vuole essere sbugiardata senza difendersi ed «è pronta a documentare il tutto senza tirarsi indietro davanti alle proprie responsabilità».
In sostanza i ristoratori sostengono che l'idea mirasse alla partecipazione degli studenti, più che alle figure professionali, e fosse «condivisa da un docente del dipartimento di Architettura». Il corto circuito sarebbe più nella forma che nella sostanza dell'oggetto e che su questi errori c'è già chi avrebbe pagato con l'uscita dalla stessa associazione: «abbiamo deliberato l’espulsione di un associato per gli errori commessi nella stesura e nella presentazione del bando in questione».
Sulle accuse provenienti direttamente dalla rete, invece, e relative ai premi scelti per i primi classificati al concorso (cena gratis, buoni e casse di vino) rispondono: «L'associazione nasce senza scopo di lucro, gli obbiettivi sono di promozione turistica e sostenibilità dell'economia locale messa in ginocchio dal momento storico» spiegano i ristoratori che non ci stanno a passare per «pizzicagnoli» quando la parte creativa e grafica «è una voce di costo importante» nei bilanci di ogni singola azienda. Detto questo, l'associazione ribadisce «che non si voleva in alcun modo sminuire o screditare il lavoro di nessuno» ma chiede rispetto per la propria categoria: «la cattiveria e le infamie scritte sui blog a carico di ristoratori e dei rappresentati delle varie classi operative nel settore della ristorazione, sono un insulto che va ben oltre il fraintendimento di un bando».
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