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Red 30 agosto 2013
iRS occupa la sede Abbanoa: «Basta carrozzoni politici»
Manifestazione di protesta a Sassari in via principessa Iolanda contro la società che gestisce la risorsa idrica nell´isola


SASSARI - Questa mattina intorno alle ore 10 una trentina di attivisti di iRS Sassari hanno occupato gli uffici di Abbanoa in via principessa Iolanda a Sassari. Si è svolta un conferenza stampa nella sala d'attesa di Abbanoa, dove gli attivisti di iRS hanno subito ottenuto la solidarietà dei cittadini presenti nell'ufficio. «Abbanoa Spa è sul baratro finanziario - spiega Simone Maulu, dirigente di iRS - la sua gestione delle risorse idriche ha prodotto un buco da 800 milioni di euro, tutto questo accompagnato da una catena infinita di disservizi: spesso l’acqua non è potabile, gli utenti ricevono bollette forfettarie senza nessun criterio plausibile e come se non bastasse è perfino negata la rateizzazione sui pagamenti. Ogni reclamo portato avanti dai singoli o da gruppi giunge inascoltato agli uffici dell’ente».

Questa è la “legge di Abbanoa”, uno dei migliori esempi di disastrosa gestione che persiste in questa condizione da quasi otto anni. Questa è la “matrigna del servizio idrico”, che con puntuale e costante negligenza continua a farla franca, attaccano dal movimento indipendentista: «Il cittadino è indifeso di fronte a questo strapotere e a una gestione privatistica e penosa. Solo coloro che dispongono di adeguati mezzi economici, potendo disporre di assistenza legale, riescono dopo lunghe trafile a vedere riconosciuti i propri diritti di utenti danneggiati. Per tutti gli altri non resta che accettare passivamente lo stato di fatto, ovvero i disagi provocati da una gestione terzomondista della risorsa più importante per la vita dell’uomo».

L’ennesimo attacco brutale che questa dissennata Società Per Azioni ha scagliato contro i cittadini è stato l’interruzione del servizio e la fornitura di acqua non potabile nella città di Sassari e in diversi comuni della Sardegna. Con una puntualità svizzera, ogni giorno a partire dalle 17.00 fino alle ore 9.00 della mattina seguente, in ben tre popolosi quartieri della città viene a cessare il servizio di erogazione idrica. A questi si aggiungono tutte le aree delle borgate dell’agro. «Una situazione penosa - la giudicano da iRS per non dire preoccupante anche dal punto di vista igienico e sanitario».

Non sono solo le famiglie a pagare il prezzo più alto ma anche tutte quelle attività commerciali che operano nel settore enogastronomico e della somministrazione di bevande e alimenti che senz'acqua dovrebbero chiudere. «Ancora più grave - continua Maulu - è costatare che l’acqua, quando è erogata, non sempre è potabile, perché le reti idriche sono vecchie e malfunzionanti. In questi casi Abbanoa dovrebbe decurtare la tariffa del cinquanta per cento, come prevede la legge, ma invece si continua a far pagare il servizio a prezzo pieno: 1,38 euro a metro cubo nella fascia media cioè quella con consumi compresi tra 141 e i 200 metri cubi annui».

Il ricatto con l’utenza civile è immediato e non è prevista nessuna dilazione di pagamento: o si paga subito o Abbanoa chiude i rubinetti al cittadino. «Per altro è abbastanza singolare notare che la politica sanzionatoria dell’ente si sviluppa con pesi e misure differenti a seconda del tipo di utenza a cui ci si rivolge. Infatti se nei confronti dei comuni cittadini le richieste di pagamento sono così perentorie, ciò non avviene altrettanto quando Abbanoa deve esigere i pagamenti dalle strutture che fanno capo a i Ministeri dello Stato Italiano nell’isola», fanno notare gli attivisti iRS. I debiti degli Enti Ministeriali, caserme dell’esercito, dei corpi armati e di polizia, nonché le strutture per le esercitazioni militari, ammonterebbero a ben oltre 300 milioni di euro.

iRS - indipendentzia Repubrica de Sardigna ritiene inaccettabile che una S.p.a. come Abbanoa, che più che una società di gestione idrica è un carrozzone politico, continui a fornire un servizio pessimo e a vessare i cittadini. «L’acqua è un nostro bene collettivo e come tale deve essere pubblico. I cittadini devono poter pagare il servizio, non l’acqua. Pertanto riteniamo che sia legittimo che il servizio idrico venga gestito dalle municipalità come è sempre stato, creando un coordinamento territoriale per una equa e razionale distribuzione della risorsa per mezzo di un nuovo regolamento di indirizzo coordinato dalla Regione».

Nella foto: un momento della protesta di Sassari
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