Il segretario del Pd della Sardegna Silvio Lai scrive una lettera a Pierluigi Bersani in attesa del suo arrivo in Sardegna. Bersani sarà a Cagliari il 14 febbraio, presso il Palazzo dei Congressi della Fiera
SASSARI - «In questi anni anche la Sardegna é stata oggetto di promesse miracolistiche mentre la verità é stata ed è diversa e i dati sull'economia e sulla occupazione, giovanile, femminile e adulta, mostrano quanto profondi siano gli effetti devastanti sul tessuto sociale e civile dell'isola» si legge nel testo. «Adesso occorre ripartire ma innanzitutto rimuovere le macerie accumulate in questi anni e i ritardi di cui sono responsabili chi ha guidato l'Italia e la Sardegna nell'ultima legislatura».
«Sono 4 le questioni strutturali che vanno affrontate. Il primo nodo é quello delle Entrate, che sono dovute e devono arrivare nell'isola ma soprattutto deve essere adeguato ad esse il Patto di stabilità regionale, pena l'impossibilità di disporre di quelle risorse». «Il secondo nodo é quello dell'Insularitá che produce ineguaglianze e ingiustizie. Come fermare il fenomeno? Certamente con la ripartenza dell'economia ma soprattutto con un approccio ai diritti fondamentali, la scuola, la sanità, i beni comuni, che non sia ragionieristico. Con i parametri di questi servizi uguali al resto del Paese la Sardegna non regge». «Il terzo nodo é quello della continuità territoriale. Noi siamo parte del Paese, non vogliamo niente di più di ciò che è dovuto come cittadini italiani, ma anche niente di meno, come l'avere un diritto fondamentale alla mercé del mercato».
«Infine il quarto nodo: vanno rimosse le scorie che ci lasciano questi 60 anni di presenza industriale e militare nell'isola, bonificando e rigenerando l'ambiente. Noi vogliamo che tu guidi un governo che rilanci le politiche industriali nazionali ma che sia anche un interlocutore delle multinazionali senza timori reverenziali e subalternità. Ti segnaliamo questi temi che tu conosci perché sono quelli che se risolti generano cambiamenti strutturali e dipendono dalle contemporanee volontà di un Governo nazionale e di una Regione che si riconoscano reciprocamente e stipulino un patto per la crescita. Non chiediamo più di quello che ci é dovuto ma la rimozione dei limiti non dovuti a noi, questo si».
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