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Guido Asuni 11 agosto 2021
L'opinione di Guido Asuni
Transizione ecologica subito, domani è tardi


Parlare di Transizione Ecologica, vuol dire affrontare la rivoluzione delle modalità di produzione di energia dalle fonti fossili non rinnovabili, petrolio, metano, gas naturale e carbone a quelle da fonti rinnovabili come eolico, fotovoltaico. Affrontare il tema della Transizione Ecologica vuol dire quindi, assumere decisioni compiute sulla diffusione di soluzioni di efficientamento energetico nell’utilizzo dell’energia in tutti i settori: civili, industriali, della mobilità delle persone, delle merci, via mare, via terra, via ferro e aerea. Insomma puntare su un modello di sviluppo che soddisfi i bisogni energetici in modalità più sostenibile e rispettoso dell’ambiente che ci circonda. Tutto questo perché il problema ambientale è ormai sotto gli occhi di tutti.

L’80% della domanda energetica è ancora oggi soddisfatta con l’impiego di fonti fossili, soffia però un vento di cambiamento che si indirizza nella direzione della consapevolezza e presa di coscienza della necessità di spingere in direzione della decarbonizzazione. Si inquadra in questo scenario l’Accordo di Parigi che traccia la strada che i paesi europei vogliono percorrere per arrivare alla decarbonizzazione entro il 2050. E’ sulla base di questo Accordo che gli Stati Membri hanno elaborato proprie proposte contenute nei Piani Nazionali Integrali per l’Energia e il Clima ( PNIEC).
In Italia, per dare una spinta alle rinnovabili e all’efficienza energetica, è stato istituito il ministero della Transizione Ecologica con l’attuale Governo Draghi.

Per favorire questa rivoluzione, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) del Governo Draghi, prevede un forte impulso alla produzione ed utilizzo dell’idrogeno verde facendo ricorso alle fonti rinnovabili come eolico e soprattutto fotovoltaico. Migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico assicurando una transizione equa e inclusiva. Questo uno degli obiettivi del (PNRR). In questo quadro deve orientarsi anche la Sardegna, la quale ha il suo parco energetico quasi totalmente dipendente dal carbone, le due centrali di Fiume Santo e Portoscuso e la centrale di Sarroch. Inoltre l’Isola non è collegata alla rete nazionale del gas metano. Parlare di Transizione Ecologica, vuol dire quindi parlare delle attuali modalità di produzione e distribuzione dell’energia, della dipendenza dal carbonio e di come superarla.

Il Governo ha deliberato il termine per la decarbonizzazione, sarà il 31 Dicembre del 2025. Bene. Però, se si spegnessero le centrali di Fiume Santo e del Sulcis come si pensa di sostituire questa capacità produttiva? Le due centrali a carbone valgono oggi circa 1 GW, in che modo si intende produrlo? Gli amministratori di queste centrali hanno progetti di conversione? Affrontare il tema dell’uscita dal carbone vuol dire prestare la giusta attenzione ai valori in gioco non solo sul fronte energetico, ma anche su quello sociale ed economico. Non si tratta solo di rinunciare all’energia elettrica prodotta, ma a quello che questa produzione oggi mette sul campo, un migliaio di dipendenti, professionalità di alto profilo, profitti, cose che non si sostituiscono con un cavo elettrico che collega la Sardegna alla Sicilia. La Sardegna ha già visto sfumare la favola della Chimica Verde. Spero che la politica sappia difendere con autorevolezza la nostra Autonomia in campo energetico e allo stesso tempo sia in grado di accompagnarne la “rivoluzione”. La strada da percorrere è certamente una forte spinta verso l’utilizzo di fonti rinnovabili come l’eolico e il fotovoltaico, subito, perché domani è tardi.

*Partito democratico Alghero
Commenti
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