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C.S.
23 agosto 2015
Turismi, parla il patron Las Tronas
Quale turismo, quale città dell’intrattenimento, quale sviluppo urbanistico per Alghero? Intervista a Vito la Spina che traccia la sua analisi su aspetti prioritari nell’agenda politica ed economica della Riviera del Corallo

ALGHERO - Un'estate trasch per Alghero caratterizzata da un'icona negativa: una ragazza mezza nuda che dorme di mattina dentro una scatola dopo i bagordi della notte da sballo. Quale turismo, quale città dell’intrattenimento, quale sviluppo urbanistico per Alghero? Intervista a Vito la Spina che traccia la sua analisi su aspetti prioritari nell’agenda politica ed economica della città.
In molti si chiedono quale turismo debba avere Alghero….
«Ci sono tanti turismi e, tra essi, quello che ci sceglie e quello che vorremmo ci scegliesse» - afferma Vito La Spina, dello storico e pluristellato hotel Villa Las Tronas di Alghero – «Tutti hanno il diritto di andare in vacanza. Il problema, a mio avviso, è costituito non solo dal fatto che l’Amministrazione non ha mai deciso con chiarezza verso quali tipi di turismo orientare la propria offerta ma, soprattutto, dal fatto che il Comune non ha ancora avuto il coraggio di definire il turismo come settore strategico dell’economia cittadina, unitamente al commercio e all’artigianato. I tre settori sono interdipendenti in quanto beneficiano in uguale misura delle risorse economiche generate dai flussi turistici. Ritengo opportuno parlare di “turismi”, al plurale, perché l’armoniosa presenza di diverse tipologie di turisti può agevolare la partecipazione del territorio e dei cittadini all’economia del turismo. Molte attività che aprono d’estate sono create da giovani che si inventano un lavoro, che vivono in un contesto economico tormentato e ipertassato, e che probabilmente, a fronte dei loro tanti sacrifici, non vedranno mai una pensione. È necessario comprendere le loro ragioni e creare assieme a loro le condizioni per rendere «sostenibili» le loro attività, in tutti i sensi. Da liberale di vecchia data sono convinto che la mia libertà finisca dove inizia quella altrui: quando questo concetto diviene prassi politica, il rispetto delle reciproche esigenze e la maturazione culturale si sostituiscono alle tentazioni repressive. L’amministrazione locale può infatti contribuire grandemente allo sviluppo di una cultura dell’accoglienza che qualifichi i luoghi anziché svilirli, facendo maturare comportamenti condivisi dalla pluralità degli operatori economici, dei cittadini e degli stessi turisti».
Il vostro hotel, in passato, ha avuto problemi di rumore, i vostri clienti si lamentavano dell’inquinamento acustico, la situazione è cambiata?
«Sì, molto e in meglio – continua Vito La Spina – Si è instaurato un clima di comprensione e di buona volontà. Ciò che si svolge nei paraggi di Villa Las Tronas non rende impossibile la nostra attività. Questo è un grande risultato che dimostra come tutte le attività economiche possano coesistere nel rispetto l’una dell’altra».
Come e dove destinare spazi per il divertimento notturno per i giovani?
«Sarebbe opportuna una discussione preliminare, aperta e franca con i giovani e con gli operatori economici orientati a quella specifica fascia di mercato, al fine di individuare luoghi diffusi o siti specifici rispondenti agli interessi generali della cittadinanza; per poi recepire tali indicazioni negli strumenti urbanistici».
C’è anche un lato oscuro della movida, lo sballo….
«Non possiamo governare tutto. Se per ipotesi ciò accadesse, sarebbe terribile: non vi sarebbero più spazi di libertà. Probabilmente la nostra società tende a far diventare i ragazzi adulti troppo in fretta. Ma i giovani devono avere tempo (il loro tempo) per maturare le proprie esperienze. In assenza di tempi e spazi propri, essi avvertono la necessità della ribellione. Devono esserci spazi di autonomia (direi anche di a-nomia). Ripeto: concordandoli e individuandoli insieme a loro, mai contro di loro».
Come sta andando la stagione 2015?
«Stiamo uscendo da una lunga crisi, i turisti sono aumentati in tutta la Sardegna in conseguenza della grave instabilità del nord Africa e della Grecia. A mio avviso, dobbiamo fare una grande sforzo, uno sforzo di sistema, in tutta l’Isola, per mantenere il flusso anche il prossimo anno e quelli a seguire. La Regione considera il turismo un settore strategico? Lo dichiari con una legge. È evidente quanto commercio e artigianato siano connessi al turismo. Ma gli altri settori dell’economia regionale, e della nostra qualità della vita, sono fortemente correlati. Si pensi ai trasporti. Non sarebbe il caso di considerare i tre aeroporti isolani come un sistema unico, raccordato da efficienti collegamenti su rotaia e integrato con il territorio da linee su gomma? Di questo sistema godrebbero i Sardi prima ancora dei turisti».
Ad Alghero si discute di Piano urbanistico e di eventuali nuovi posti letto a Maria Pia…
«Su Maria Pia non ho opinioni precise: da cittadino mi chiedo spesso, oziosamente: «Che fare del palazzo dei congressi?». Da cittadino, ovviamente, posso anche non darmi una risposta. Da imprenditore tuttavia preferirei valutare un business plan attendibile che indichi che nuovi posti letto possano essere occupati in maniera economicamente redditizia. Purtroppo la volatilità dei mercati e i crescenti problemi delle economie asiatiche non consentono un facile ottimismo. Forse è opportuno, prima di nuove espansioni, trovare strategie condivise dalla cittadinanza per riempire i posti letto esistenti, non solo d’estate ma nel corso dell’intero anno. Per far ciò, ritengo necessaria la riqualificazione del patrimonio alberghiero esistente in modo da adeguarlo alle richieste di qualità del mercato, come pure la predisposizione di una strategia culturale cittadina che si snodi nell’intero arco dell’anno, producendo eventi capaci di attirare la curiosità dei turisti e la partecipazione attiva dei residenti e favorendo l’osmosi tra le tante risorse e potenzialità intellettuali del territorio e le realtà più consolidate, nazionali ed europee. Di questa strategia culturale cittadina, il PUC è a mio parere una componente qualificata ma non egemone. Il PUC non dovrebbe essere un totem né un tabù. Piuttosto, semplicemente, uno strumento per consentire ai cittadini di condividere e formalizzare le scelte urbanistiche ed economiche della città, da sottoporre a costanti aggiornamenti in funzione dei mutamenti economici e culturali che impattano sulla vita dei cittadini. In questo senso, personalmente mi piacerebbe che venisse adottato un impegno preciso: ridurre al minimo il consumo di suolo e non aver paura di ricercare il bello. Se dal lungomare Dante togliessimo le ville costruite all’inizio del Novecento, siamo convinti che ci piacerebbe la rimanente parte del tessuto urbano, ossia quella edificata dagli anni ’70 in poi? Ecco, mi auguro che il PUC possa individuare un modello urbanistico contemporaneo, coerente ed esteticamente valido che non ci induca nella tentazione di pensare che meglio sarebbe per noi tutti ritornare ai piani di fabbricazione elaborati nel primo Novecento».
Nella foto: Vito La Spina
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