Cagliari città aperta, sventrata dai cantieri. Impossibile ricordarli tutti. CagliariOggi.it propone una riflessione ai cittadini che per la maggior parte si lamentano degli inevitabili disagi: perché non considerare solo i futuri lati positivi?
CAGLIARI – Cagliari città dei lavori. Cagliari città dei cantieri, amati e odiati, gioie e dolori dei cittadini. Basta guardarsi intorno e da ogni angolo sbuca fuori una transenna, una scavatrice, polvere, basoli fatti a pezzi, rumori di martello pneumatico e cartelli stradali che indicano circolazione modificata, vietata, comunque compromessa. Ormai lo sport preferito dai cagliaritani è la lamentatio cantieris, il continuo piagnisteo su traffico aumentato, su mancate consultazioni da parte di chi di dovere alla cittadinanza su cosa sarebbe stato meglio fare, sull’ennesima rotatoria da mal di mare, su come si stava meglio quando si stava peggio.
Ma è davvero tutto così terribile? Certo non si può negare che di cantieri aperti ce ne siano ormai davvero tanti: Largo Carlo Felice, via Sassari, via Garibaldi, palazzo Sorcesco, viale Buoncammino, Lungomare Poetto, San Bartolomeo, Amsicora, Lungomare Sant’Elia, Asse Mediano e a breve ne apriranno altri in Piazza d’Armi, Bastione, Piazza Sant’Avendrace. E quasi sicuramente non li stiamo neanche enumerando tutti. Una città fatta a misura di transenna. Il Sindaco Massimo Zedda per tutte queste opere ha annunciato che la spesa programmata è di 460 milioni di euro dal 2011 al 2017.
Ma lasciamo da parte per un attimo gli evidenti disagi, sarebbe inutile negare non ci siano, e cerchiamo, noi cagliaritani, di guardare una volta tanto al lato positivo della cosa. E lasciamo anche in un angolo chi ha deciso di sventrare Cagliari con mille e un lavoro, sia al momento la Giunta Zedda o chiunque altro, perché non è questo il punto. Nessuna polemica o attacco politico ma fatti: cantiere significa lavoro, lavoro significa stipendio, stipendio significa vita e famiglia. Cantiere vuol dire cambiamento, vuol dire modifiche, vuol dire città che cambia e che non è più la stessa ma è migliore, dentro e fuori. Perché ci manca questo senso della comunità? Questo voler affrontare un sacrificio, in questo frangente tanti, per avere in un futuro imminente Cagliari con servizi migliori, strade accessibili e vivibili dai disabili, dagli anziani, dalle mamme con le carrozzine?
Ci manca, da cagliaritani, l’idea che se si lavora davvero per la propria città, sopportando per qualche mese traffico, polvere, code i risultati arriveranno e saranno duraturi nel tempo. Invece siamo sempre e subito pronti ad attaccare chi con forte decisionismo ha preso le redini e ha decretato il da farsi. Ma qualcuno evidentemente prima o poi doveva pur farlo.
Commenti