Il dubbio è che i pannelli solari di un'azienda sita a Giave non siano collegati ad alcuna coltivazione in atto come invece necessario per legge, e che quindi ci si ritrovi per l’ennesima volta di fronte ad un caso di speculazione sui terreni agricoli. La richiesta di accertamenti è partita dal Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus
SASSARI - Il naturalistico paesaggio della Sardegna, fatto di chilometri di campi e terra selvaggia, privo per lunghi tratti di costruzioni e incursioni da parte dell’uomo, è forse uno degli aspetti più apprezzati dai numerosi turisti provenienti dalla città e sicuramente quello più difeso da parte degli abitanti dell’isola. Ogni tentativo di “snaturare” il territorio infatti, anche se paradossalmente per una giusta causa, viene spesso attaccato e denunciato da chi vive a contatto con esso, amandolo così libero e spontaneo.
L’esempio più eclatante è rappresentato dalle energie rinnovabili, pensate per salvaguardare l’ambiente, ma spesso considerate deturpatrici del paesaggio a causa dell’imponenza delle varie strutture tecnologiche atte a produrle. Sono numerosi i casi in cui ad esempio si è protestato di fronte alla costruzione delle centrali eoliche, considerate da parecchi «autentici scempi ambientali», costruite pertanto dove «non c’è abbastanza vento» o dove, al contrario, c’è «un overdose di produzione di energia elettrica», solo per permettere agli «speculatori dell’energia di lucrare sui certificati verdi quel 2% e più di energia prodotta da fonti alternative, che ogni produttore-venditore deve vantare per accedere alla rete elettrica nazionale».
Proteste queste, che si sono poi scagliate in maniera identica anche contro gli impianti fotovoltaici e più pesantemente contro le aziende costruttrici, più volte accusate di aver usufruito delle varie agevolazioni ed incentivi fiscali previsti in Sardegna dalla procedura per la realizzazione di serre fotovoltaiche a sostegno dell’agricoltura, per meri interessi personali a danno delle tasche pubbliche. A tal proposito, proprio lo scorso 23 Marzo, l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha richiesto al Corpo forestale e di vigilanza ambientale lo svolgimento degli opportuni controlli di legge riguardo la correttezza dell’attività svolta dal complesso di serre fotovoltaiche “Enervitabio San Cosimo Soc. Agr. s.r.l.”, presente in località Campu Giavesu, nel Comune di Giave (provincia di Sassari), su finanziamento della taiwanese Win Win Precision Technology.
Il dubbio è che i pannelli solari dell’azienda non siano collegati ad alcuna coltivazione in atto, come invece necessario per legge e che quindi ci si ritrovi per l’ennesima volta di fronte ad un caso di speculazione sui terreni agricoli. Non è il primo caso, infatti, che su sollecitazione di terzi la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari abbia aperto un'oìinchiesta sulle presunte frodi energetiche. Già nel 2012 infatti, su segnalazione della società nazionale che gestisce le energie rinnovabili (Gse), la Procura cagliaritana aveva avviato un inchiesta sul parco serricolo-fotovoltaico di Su Scioffu, considerato il più grande al mondo.
Nella foto: gli impianti a Giave
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