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A.B. 10 marzo 2014
Teatro: a Sassari Il malato immaginario
Paolo Bonacelli sarà protagonista della celebre piece di Molière, in cartellone al Nuovo Teatro Comunale, martedì 11 e mercoledì 12 marzo


SASSARI - Tra follia e sogno, la vita tragicomica de “Il malato immaginario”di Molière, debutta in Sardegna una delle opere più conosciute e amate del grande drammaturgo francese: martedì 11 e mercoledì 12 marzo, alle ore 21, al “Nuovo Teatro Comunale” di Sassari, nella mise en scène del “Teatro Stabile di Bolzano”, con la regia di Marco Bernardi ed un irresistibile Paolo Bonacelli nel ruolo dell'ipocondriaco protagonista, accanto a Patrizia Milani (Tonina) e Carlo Simoni (Beraldo). Completano il cast Gaia Insenga, Fabrizio Martorelli, Massimo Nicolini, Maurizio Ranieri, Giovanna Rossi, Libero Sansavini, Roberto Tesconi e Riccardo Zini; le scenografie sono di Gisbert Jaekel, i costumi di Roberto Banci ed il disegno luci di Giovancosimo De Vittorio. Il malato immaginario sarà poi in tournée nell'Isola, sotto le insegne del “Cedac” per la “Stagione di Prosa 2013-14” (nell'ambito del 34esimo “Circuito Teatrale Regionale Sardo”) giovedì 13 al “Teatro Eliseo” di Nuoro, venerdì 14 al “Teatro Costantino” di Macomer e sabato 15 marzo al “Teatro del Carmine” di Tempio Pausania, sempre alle 21.

L'ultima commedia di Molière, in cui è facile ritrovare riflessi autobiografici, a partire dalla gelosia ed i tradimenti (veri o presunti) della bella e giovane moglie (oltre alla sfortunata coincidenza della morte dell'autore, nonché attore e capocomico, che interpretava Argante, subito dopo la quarta replica), è incentrata sull'assurda convinzione del protagonista d'essere malato, tanto che egli s'intestardisce a trovare le cause del suo stato chiamando a consulto insigni esponenti della classe medica. Questi ultimi per mera convenienza ed interesse economico, e magari per non apparire ignoranti nella loro dottrina e non deludere le aspettative di un così provetto paziente, dispensano a caro prezzo farmaci e rimedi, millantandone il potere terapeutico: Molière esprime attraverso i suoi personaggi un giudizio sferzante su quei medici che spingono all'eccesso il carattere empirico della loro scienza e con tono arrogante e saccente professano la propria fede nel sapere. Il fatto poi che le cure non consistano in molto più che in salassi e purghe, è in fondo una fortuna, poiché quel regime, di per sé stesso debilitante se praticato incessantemente ed a lungo, risulta comunque meno nocivo di altri più drastici interventi.

La satira pungente di Molière colpisce spietatamente i moderni discendenti di Ippocrate e li avvicina in certo senso ai ciarlatani per l'identica propensione a speculare sulla salute e la paura altrui; l'ingenuità e la testardaggine di Argante, che essendo sano si pensa e professa malato ed in conseguenza di ciò ritrova in sé le tracce di un male invisibile son forse una tentazione troppo facile. Il medico onesto si sottrae davanti all'evidenza e lascia spazio a quegli altri che in fondo, fingendo di guarire il corpo, danno sollievo al malato nell'anima, ma ne rafforzano l'errata convinzione: ingannato qui è colui che vuol (letteralmente a qualsiasi costo) farsi ingannare. La pièce intreccia il tema centrale del terrore della malattia, che affligge il protagonista alle vicende sentimentali ed alle complicate relazioni tra i personaggi: intorno ad Argante, con la sua corte di sapienti e ciarlatani, si muove un microcosmo familiare in cui spiccano la figlia Angelica, mite e sottomessa, ma a sua volta capace d'infiammarsi di passione e la moglie giovane, bella e senza scrupoli, sposata in seconde nozze, una sorta di matrigna delle favole pronta ad approfittare dell'ascendente sull'anziano marito, con i germi della decadenza e dell'amoralità. Figura chiave della commedia è poi Tonina (Toinette) la cameriera/governante, colei che sa e scopre tutto di tutti, conosce i segreti del cuore della figlia e le inclinazioni della moglie del suo padrone e cerca con ogni mezzo di salvare la casa dal tracollo e lui da se stesso.

“Il malato immaginario”offre una molteplicità di spunti comici e grotteschi, tanto nel carattere dei personaggi, primo fra tutti Argante, che nelle situazioni e nel gioco degli equivoci, in cui lo sguardo del pubblico diventa lo specchio deformante di una realtà paradossale; il sottile veleno della gelosia (tormento nella vita dell'autore) trova il suo contraltare nella cieca fiducia dell'Argante innamorato, in una donna palesemente inaffidabile ed inadatta a lui. Nella mise en scène dello Stabile di Bolzano emerge anche una dimensione surreale, dove la vita sconfina nel sogno, e viceversa, e ciò che accade può esser vero o falso, amara rivelazione o allucinazione nel delirio del protagonista.

Nella foto: Paolo Bonacelli
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