Marcello Simula
2 novembre 2005
Architettura rurale «un’occasione per riavviare proficui rapporti di collaborazione tra Sardegna e Catalogna»
La mostra suggella un impegnativo lavoro di ricerca che ha coinvolto tutto il territorio dell’agro algherese, riportando l’attenzione su un patrimonio architettonico sconosciuto e che rischiava di andare perduto

ALGHERO - Architettura rurale nei paesi di lingua catalana: questo il tema della mostra inaugurata domenica mattina presso i locali dell’Obra cultural in Via Arduino e in quelli di Bonaria Contemporanea, in via Principe Umberto alla presenza dell’assessore regionale alla cultura Elisabetta Pilia e quello catalano Caterina Mieras. L’esposizione, frutto del lavoro congiunto di architetti catalani di Alghero, Spagna e Francia, mette in risalto le corrispondenze architettoniche tra gli edifici catalogati ad Alghero e quelli esaminati nelle altre zone catalane nel resto d’Europa: similitudini, queste, che al di là delle somiglianze “tecniche” sottolineano quello che era un modo comune di intendere la vita quotidiana nei campi. Il team di architetti nostrano, diretto da Emilio Zoagli e Giovanni Oliva e coordinato da Paolo Emilio Zoagli, ha analizzato e schedato centoquindici edifici di campagna, disseminati su un’area di duecentoventiquattro chilometri quadrati. La mostra suggella un impegnativo lavoro di ricerca che ha coinvolto tutto il territorio dell’agro algherese, riportando l’attenzione su un patrimonio architettonico sconosciuto e che rischiava di andare perduto. Le case di campagna catalogate sono infatti entrate a far parte di un database che sarà il punto di partenza per una pianificazione a tutela del territorio. Ha particolarmente gradito il lavoro di ricerca l’assessore alla cultura Elisabetta Pilia: «Un’occasione per riavviare proficui rapporti di collaborazione tra Sardegna e Catalogna – ha detto - e costruire insieme una grande regione europea».
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