Lo denuncia l’associazione “Socialismo Diritti Riforme” facendosi interprete del disagio degli operatori, dei detenuti e dei loro familiari costretti a spese aggiuntive
SASSARI - «Si annuncia un nuovo anno particolarmente difficile per i detenuti in Sardegna. Tra poche settimane infatti non sarà più possibile garantire ai cittadini privati della libertà il diritto alla salute. Ciò è particolarmente grave in istituti come Buoncammino in sovraffollamento e con detenuti con gravi patologie. Sono già a singhiozzo il pagamento di medici e infermieri che operano a parcella e per ridurre le spese vengono garantiti i farmaci di fascia C solo ai detenuti indigenti». Lo denuncia l’associazione “Socialismo Diritti Riforme” facendosi interprete del disagio degli operatori, dei detenuti e dei loro familiari costretti a spese aggiuntive.
«Il problema – rileva la presidente di SdR Maria Grazia Caligaris – si trascina da tempo. La Sardegna è rimasta infatti l’unica regione italiana a non aver completato l’iter per l’acquisizione della sanità penitenziaria. Nonostante Giunta e Consiglio abbiano ormai provveduto a nominare i componenti della Commissione paritetica nazionale, il Governo non mostra alcuna attenzione nei riguardi dell’isola e non ha ancora individuato i propri rappresentanti nell’organismo competente».
«Il Presidente Ugo Cappellacci – sottolinea l’ex consigliera socialista – deve intervenire con autorevolezza sul Ministro dei rapporti con le regioni Raffaele Fitto affinché completi il percorso istituzionale. Altrimenti la situazione diventerà incontrollabile in quanto è stato costruito un ‘limbo’ nel quale è difficile operare. L’assistenza sanitaria in carcere infatti è un tassello fondamentale non solo per rispettare il diritto dei cittadini alla salute, sancito dalla Costituzione e dalla legge sull’ordinamento penitenziario, ma anche per contenere la mortalità».
«La questione non riguarda solo il Centro Diagnostico Terapeutico di Buoncammino, dove sono ricoverati oltre una trentina di detenuti con gravi patologie e dove trovano ospitalità i disabili, ma più in generale – ricorda Caligaris – tutti i reclusi moltissimi dei quali sieropositivi e immunodepressi. L’assenza di certezze sul futuro crea inoltre un clima di diffusa preoccupazione in tutto il personale e tra gli Agenti di Polizia Penitenziaria costretti a turni aggiuntivi e a protrarre le ore di servizio per far fronte alle emergenze».
Nella foto: il carcere di Buoncammino a Cagliari
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