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S.A. 8 luglio 2022
Qualità Istituzioni, Sardegna tra le ultime in Europa
Ad attestarlo è uno studio del Centro Studi della Cna Sardegna basato sui dati dell’European Quality of Government Index, l’indice sulla qualità dell’amministrazione pubblica elaborato periodicamente dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Gothenburg


CAGLIARI - La Sardegna è agli ultimi posti in Europa per la qualità del contesto istituzionale. Ciò che penalizza in maniera particolare la regione è soprattutto la scarsa imparzialità nell’accesso ai servizi, un fattore che incide direttamente sul benessere dei cittadini e limita il potenziale di crescita e innovazione del settore produttivo. Ad attestarlo è uno studio del Centro Studi della Cna Sardegna basato sui dati dell’European Quality of Government Index (EQI), l’indice sulla qualità dell’amministrazione pubblica elaborato periodicamente dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Gothenburg, studio che effettua una comparazione tra le 208 regioni dei 27 Stati membri dell’Unione.

L’European Quality of Government Index (EQI) - la cui ultima edizione (aprile 2021) è basata su 129.000 interviste a cittadini comunitari (12.907 realizzate in Italia) e su questionari on-line – fornisce una immagine dell’Italia abbastanza preoccupante, sebbene con una forte dicotomia tra un Centro-Nord più virtuoso e un Sud più problematico. Tutte le regioni, tranne la provincia autonoma di Trento, sono caratterizzate da un valore dell’indice EQI inferiore allo zero, che rappresenta il valore medio dell’Unione. In questo contesto la Sardegna, con un valore dell’indice EQI di -1,27, si posiziona in bassa classifica, 186 esima su 208 regioni, evidenziando una caratterizzazione tipica di tutta l’area mediterranea e dell’Europa sud-orientale.

E’ ampiamente dimostrato che la qualità del contesto istituzionale che incide profondamente sulle performance di crescita socioeconomica di un territorio. In base all’European Quality of Government Index (EQI), le regioni più virtuose sono tutte nordeuropee, ed in particolare di Finlandia, Danimarca, Olanda e Svezia, mentre tra le peggiori, Bucuresti – Ilfov, la regione della capitale della Romania, seguita da Calabria e Campania. Con riguardo al contesto italiano la Sardegna è sedicesima, preceduta dal Molise e seguita dalla Puglia, mentre tra le più virtuose si afferma la provincia autonoma di Trento, l’unica con un valore dell’indice prossimo alla media europea, ed a seguire, con valori in progressiva riduzione ma sempre superiori a -1, tutte le regioni del Centro-Nord, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, provincia di Bolzano, Toscana, Emilia-Romagna, fino a Marche e Lombardia.

Analizzando i singoli pilastri che compongono l’indice sintetico finale, ed in particolare lo specifico pilastro riguardante la qualità istituzionale, sebbene restando in bassa classifica, la Sardegna avanza di nove posizioni, divenendo 177 esima su 208 regioni. Anche in questo caso ai vertici della classifica europea solo paesi del Nord-Europa, Finlandia, Danimarca, Svezia, Olanda, mentre nella classifica delle regioni più problematiche, alla regione della capitale della Romania ed alle italiane Calabria e Campania, si aggiunge la francese Mayotte. Con riferimento esclusivamente alla qualità istituzionale, quindi, la situazione nazionale appare decisamente migliore: sopra la media europea Valle d’Aosta, Toscana, Provincia di Bolzano, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Provincia di Trento.

Passando ad esaminare l’altro pilastro, che valuta più specificamente l’imparzialità dell’azione pubblica, la situazione nazionale evidenzia un netto peggioramento. Mentre ai vertici della classifica europea trovano conferma Finlandia, Austria, Svezia, Danimarca e Olanda, tra le peggiori trovano posto numerose regioni italiane, con la Calabria che conquista il primato assoluto, e non molto distanti la Basilicata (203esima) e la Sardegna, che collocandosi al 201esimo posto in classifica, fa peggio della Campania, posizionata al 200esimo posto.

Restringendo il campo di osservazione all’Italia, il Centro studi della Cna sarda effettua una valutazione delle performance dell’azione pubblica basata su indicatori rilevati dall’ISTAT, in grado di fornire indicazioni precise sul livello di sviluppo e l’efficienza dell’attività amministrativa. L’analisi si sofferma in primo luogo sull’adozione delle tecnologie digitali da parte delle amministrazioni locali che rappresenta un fattore cruciale per migliorare la produttività ed accrescere la gamma e la qualità di servizi offerti, garantendo l’imparzialità nell’accesso agli stessi, limitando la necessità di spostamenti fisici e contenendo i tempi di espletamento. Valutando la percentuale di comuni con servizi pienamente interattivi, cioè che consentono l'avvio e la conclusione per via telematica dell'intero iter relativo al servizio richiesto, ai primi posti si affermano tutte regioni settentrionali, Veneto (70,8%), Lombardia (62,9%), Emilia-Romagna (62,4%) e Toscana (57,3%), ma il quinto posto in classifica è della Sardegna (54,6%), a testimonianza di un ottimo livello di infrastrutturazione.

La situazione cambia valutando il livello formativo dei dipendenti delle amministrazioni locali, con solo il 2% di dipendenti che ha frequentato corsi di formazione in informatica, la Sardegna si posiziona negli ultimi posti in classifica, facendo emergere le maggiori difficoltà per i piccoli enti del Mezzogiorno nel realizzare investimenti in formazione. L’ampia offerta di servizi digitali è infatti focalizzata su funzioni di base, risultando invece assai carente sulla tipologia più evoluta, quella che prevede una interazione bidirezionale e servizi a pagamento. Valutando la percentuale di bandi di gara sopra soglia con presentazione elettronica dell'offerta, la Sardegna balza al diciassettesimo posto.

Luci e ombre anche in riferimento al rispetto delle tempistiche dell’intervento pubblico. Valutando infatti il rispetto dei tempi previsti per l’attuazione di interventi finanziati con risorse nazionali e comunitarie, la Sardegna è tra le regioni italiane più virtuose, guadagnando il sesto posto, subito dopo il Friuli-Venezia Giulia. Passa al nono posto invece valutando la percentuale di opere pubbliche in ritardo con i tempi di attuazione. La rapidità della giustizia ordinaria rappresenta un altro aspetto decisamente rilevante. Tempi troppo lunghi per definire un contenzioso legale, che può riguardare particolari aspetti inerenti diritti edificatori, servitù fondiarie di varia natura, procedure concorsuali, dispute patrimoniali, ecc., si traduce in un aggravio dei costi per i soggetti economici coinvolti, oltre che rappresentare un fattore di rischio per l’iniziativa imprenditoriale. Da questo punto di vista, con una durata media dei procedimenti legali presso i tribunali ordinari di 490 giorni, la Sardegna è una delle regioni italiane con i tempi della giustizia più lenti.
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