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Mariangela Pala 23 settembre 2017
Nell’Osservatorio le memorie del carcere dell’Asinara
Cento anni di storia carceraria sulla quale ciascun visitatore è portato a riflettere, oltre 16mila fascicoli che contengono ognuno un pezzo di storia di umanità e che raccontano il periodo in cui i detenuti lavoravano nei campi, curavano il bestiame e si occupavano della produzione di formaggio, di olio e di vino


PORTO TORRES - «La storia di questi luoghi trasmetteva serenità seppure nella difficoltà dovuta prima di tutto alla privazione della libertà. Allora dobbiamo distinguere quella che è la certezza della pena da quello che è il percorso rieducativo di recupero e di dignità umana che ciascuno di noi deve tenere nei momenti di difficoltà». Sono le parole del sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri intervenuto ieri mattina durante la cerimonia di inaugurazione dell’Osservatorio della Memoria nell’ex diramazione centrale di Cala d’Oliva.

Cento anni di storia carceraria sulla quale ciascun visitatore è portato a riflettere, oltre 16mila fascicoli che contengono ognuno un pezzo di storia di umanità e che raccontano il periodo in cui i detenuti lavoravano nei campi, curavano il bestiame e si occupavano della produzione di formaggio, di olio e di vino. Tra questi il capraro dell’isola Paolo Picchedda 79 anni di Albagiara (Oristano) detenuto all’Asinara per 12 anni e mezzo accusato di omicidio: «son finito qui il 10 maggio del 1980 e mi hanno accolto a braccia aperte - dice commosso – gestivo liberamente capre e pecore e quando sono andato via ero dispiaciuto».

Processi rieducativi di un luogo che ha visto impegnati alcuni detenuti per la realizzazione del progetto, formati come dei veri archivisti alla ricerca di documenti, racconti e oggetti del passato quando tra punizioni e tentativi di evasione falliti si producevano anche mille litri di latte al giorno. L’Osservatorio della Memoria, vero e proprio spazio di riflessione per i visitatori, si apre su un ampio cortile dove ai lati, le vecchie celle, conservano le memorie: la cella comune, quella degli consegnati, detenuti più meritevoli, la sala polivalente per i racconti, il posto della medicazione, la barberia e la sala divise. Spazi dove si possono ascoltare i messaggi ai familiari, leggere le lettere d’amore, osservare le celle con la squadra di calcio del cuore o la cantante preferita.

«Dobbiamo tutelare la biodiversità ma anche recuperare la storia - ha detto il vicepresidente del parco Antonio Diana - e oggi lo possiamo fare grazie al progetto portato avanti con la grande collaborazione dei detenuti e valorizzando le risorse umane a cui abbiamo offerto una grande opportunità. Un pensiero che deve essere esportato». Il progetto è stato presentato dal direttore del parco Perpaolo Congiatu, dal responsabile dell’Area marina protetta Vittorio Gazale, dal direttore del carcere Francesco Massidda e dall’ex agronomo Paolo Hendel, alla presenza del vicesindaco del comune di Porto Torres, Marcello Zirulia e del procuratore di Nuoro Andrea Garau. La cerimonia si è conclusa con la musica e le canzoni inedite sul vissuto dei carcerati del cantautore Piero Marras.
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